martedì 2 giugno 2009

Donne Italiane (Il topos)

Le donne italiane dimostrano un caratteristico egoismo di sentimenti assolutamente non riscontrabile, ad esempio, nelle anglosassoni senza che questo sia al contempo controbilanciato dall'apertura di modi tipico delle altre donne latine. Il particolare egoismo delle italiane si manifesta nel tentativo - costante - di instaurare rapporti che apparentemente siano più che di amicizia, rapporti, apparentemente, "speciali", che illudono l'ingenuo contraente uomo sulla potenziale prospettiva sentimentale di un tale atteggiamento. La donna italiana non intende legarsi sentimentalmente infatti, preferisce - schiava di una cultura cattolica e castrante - esercitare il suo potere succhiando linfa sentimentale maschile senza offrire nulla in cambio. Si innescano così rapporto squilibrati "che non si sono mai visti essere in vero" (ovvero, che non esistono, se non a contatto con queste persone), in cui all'amore illuso e alla disponibilità della parte maschile si reagisce con calcoli di interesse ed egoismo. I rapporti a volte possono essere di natura pseudo-sentimentale quando la donna italiana (è giusto circoscrivere queste affermazioni - basate su una massiccia conoscenza empirica - alle italiane di età compresa tra i 20 e i 30 anni) fidanzata da tempo non rinuncia alla vecchia - apparentemente logora - relazione, e pur apparendo evidentemente attratta dal nuovo potenziale partner è in grado con atteggiamenti falsamente (e solo parzialmente o non sufficientemente) accondiscendenti di far apparire aperta la possibilità di futuri sviluppi che in realtà ha già deciso non realisticamente praticabili (per vigliaccheria, evidentemente). Questi atteggiamenti fanno maturare nell'uomo italiano sentimenti di misogina assolutamente sbagliati, questo genere di comportamenti non sono infatti comuni alle donne di altre genie, capaci, con semplicità di concedersi o di non farlo, senza cercare un controllo psico-sentimentale odioso egoista e ingiusto nei confronti dell'altro sesso. Appaiono molto in difficoltà a contatto con la disinvoltura delle anglosassoni le italiane e, per esempio a Londra, non possono che ripetere quanto queste siano "puttane", evidentemente invidiose e infuriate dal confronto con donne dall'atteggiamento più immediato che mostra chiaramente quanto siano accessori e crudeli la loro chiusura e mancanza di sincera disponibilità sentimentale.

giovedì 16 aprile 2009

Michele Serra

Non è per contraddire Barack Obama, ma "il Paese dove tutto è possibile" non sono gli Usa. È l'Italia. Dove è possibile che il capogruppo del partito di maggioranza commenti l'elezione di Obama dicendo che fa contenta Al Qaeda. È possibile che il leader di un altro partito di governo abbia definito "bingo bongo" gli africani. È possibile che un altro autorevole leader di quel partito abbia definito "culattoni" gli omosessuali. È possibile che un sindaco del Nord inviti a trattare gli immigrati come "leprotti", a fucilate. È possibile che Marcello Dell'Utri (interdetto dai pubblici uffici, e però senatore della Repubblica: è possibile anche questo) ammonisca le giornaliste del Tg3 perché abbassano il morale della Nazione. È possibile che il premier, proprietario di televisioni, nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. È possibile che, in piena crisi finanziaria, lo stesso premier esorti ad acquistare azioni indicandone il nome. È possibile che una trasmissione della televisione pubblica sia oggetto di una spedizione punitiva di squadristi. È possibile che un ex presidente della Repubblica rievochi la violenza e gli intrighi di Stato come metodo repressivo delle manifestazioni studentesche. E sono possibili mille altre di queste meraviglie, nel solo vero paese dove veramente tutto è possibile. Così possibile che si è già avverato.

(Michele Serra)

martedì 7 aprile 2009

Povero Ben

"Chi è disposto a farsi togliere alcune libertà essenziali per ottenere un piccolo, temporaneo senso di sicurezza non merita né libertà né sicurezza"

Benjamin Franklin, 11 novembre 1755
(millesettecentocinquantacinque)

Non parliamo più male della Cina

La Cina è meglio di noi. Loro non dicono nella costituzione che sono democratici. Almeno sono coerenti.


Non parliamo più male della Cina, non ne abbiamo più il diritto...

giovedì 12 marzo 2009

Il Carroccio? Nato in Calabria

Una lista civica con quel simbolo debutto' a Lamezia Terme negli anni '70
Il Carroccio, simbolo del partito della Lega, e' nato in Calabria negli anni '70. E precisamente a Lamezia che, a quel tempo, era fresca di unificazione per il congiungersi delle citta' di Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia. Artefice di quell'intuizione fu il senatore lametino Arturo Perugini.


//continua//

mercoledì 11 marzo 2009

Libertà dei blogger, libertà di espressione

In risposta a http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=334789

"Come ricostruisce la sentenza di Piazza Cavour, alcune delle frasi incriminate, oltre ad avere offeso la religione cattolica mediante il vilipendio dei suoi fedeli e dei suoi ministri "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Inutile il ricorso dell’Aduc in Cassazione che tra l’altro ha contestato l’illegittimità del sequestro preventivo delle pagine web perchè l’offesa ad una confessione religiosa non è contraria al buon costume. Piazza Cavour ha respinto il ricorso e ha ricordato che "gli interventi dei partecipanti al forum on line non possono essere fatti rientrare nell’ambito della nozione di stampa". Questo perché "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum, ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole e agli obblighi cui è soggetta la stampa".


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Mmmh, offese ad una divinità soprannaturale onnipotente? Ma cribbio, che bisogno c'è dell'intervento della magistratura? Una divinità onnipotente può farsi giustizia da sola! Un bel fulmine che brucia l'hard disk blasfemo...

Certo, bisogna dire che queste divinità non si fanno mai vedere di persona, e neppure per tramite di qualche prodigioso evento... Insomma a quanto pare si comportano esattamente come se non esistessero affatto, ma via, sono dettagli...



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Piccola precisazione per i fanatici religiosi:

La divinita' in questione non ha mai dato mandato ad alcuno di difenderla, e ha detto di porgere l'altra guancia...
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ps

Articolo 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione*.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.



"ogni altro mezzo di diffusione" include Internet.

sabato 28 febbraio 2009

Il Capitano è fuori a pranzo

Oggi niente cavalli. Mi sento stranamente normale. Capisco perché Hemingway aveva bisogno delle corride, gli fornivano una cornice, gli ricordavano dov'era e cos'era. Talvolta ce ne dimentichiamo, a furia di pagare bollette del gas, far cambiare l'olio e via dicendo. La maggior parte della gente non è preparata alla morte, alla propria o a quella di chicchessia. Ne sono scioccati, terrorizzati. E' come una grossa sorpresa. Che diavolo, non dovrebbe esserlo. Io mi porto la morte nel taschino. A volte la tiro fuori e le parlo: "Ciao bella come va ? Quand'è che vieni a prendermi? Sono pronto".
Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire.
Vedete che i cavalli mi servono, altrimenti perdo il senso dell' umorismo. Se c'è una cosa che la morte non può soffrire è che si rida di lei. Una buona risata può fregare qualsiasi handicap. Non rido da tre o quattro settimane. Qualcosa mi sta divorando vivo. Mi gratto, mi giro, mi guardo attorno, cerco di trovarlo. Il Cacciatore è furbo. Uno che non si fa vedere. O forse una.
Il computer deve tornare al negozio. Vi risparmierò i dettagli. Un giorno sui computer ne saprò più dei computer stessi. Ma per il momento questa macchina mi tiene per le palle.
Ci sono due redattori che conosco che ce l' hanno su con i computer. Ho qui queste due lettere che si scagliano contro i computer. Sono rimasto molto sorpreso dalla durezza delle lettere. E dal loro infantilismo. Io so bene che il computer non può scrivere al osto mio. E se potesse, non lo vorrei. Quei due si sono spinti un po' troppo in là. La conclusione è che il computer nuoce allo spirito. Be', come molte altre cose. Ma io sono per le cose utili, se posso scrivere due volte tanto e la qualità rimane la stessa, allora scelgo il computer. Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
Quelli là pensano che per avere un'anima devi essere per forza in croce e sanguinare. Ti vogliono mezzo matto, che ti sbavi sul davanti della camicia. Ne ho avuto abbastanza di croci, ne ho le tasche piene. Se riesco a tenermi alla larga dalla croce, ho ancora parecchie cose da dire. Troppe. Che ci vadano loro sulla croce, gli farò le mie congratulazioni. Ma per scriver non basta il dolore, ci vuole uno scrittore.
Comunque, questo lo riporto al negozio e quando i miei redattori vedranno il lavoro scritto a macchina penseranno: "Ah, Bukowski ha ritrovato la sua anima. Questa roba si legge molto meglio".
Be', insomma, cosa faremmo senza i nostri redattori? O meglio, cosa farebbero loro senza di noi?


Tratto da "Il Capitano è fuori a pranzo" di C. Bukowski , Feltrinelli